Michelle Garcia Winner - Traduzione di Vania Ferraro
All'inizio dello sviluppo infantile, la maggior parte di noi impara a coordinare il proprio corpo e la propria mente; allo stesso tempo impariamo ad interpretare le parole e le azioni degli altri, partecipando in maniera sempre piu' sofisticata all'atto della comunicazione.
All'inizio dello sviluppo infantile, la maggior parte di noi impara a coordinare il proprio corpo e la propria mente; allo stesso tempo impariamo ad interpretare le parole e le azioni degli altri, partecipando in maniera sempre piu' sofisticata all'atto della comunicazione. E' un processo naturale. Eppure per i nostri studenti con disturbi dell'apprendimento, queste stesse abilita' non si si sviluppano intuitavamente. E' qui che deve avvenire il nostro intervento, insegnando loro i passi della comunicazione. A questo scopo spesso li sediamo intorno a un tavolo, in una saletta della nostra clinica, gli offriamo istruzioni e la possibilita' di provare e praticare "cosa" dire , al fine di essere "socialmente attivi". In questo modo pero’ tralasciamo cio’ che sta alla base della comunicazione.
Per spiegare questo, portero' l'esempio di Sophia, una ragazzina della scuola media che partecipa ai uno miei incontri terapeutici di gruppo. Una volta Sophia mi chiese: "Ma come fanno tutti i bambini a scuola ad apparire come magicamente tutti insieme, ogni volta che suona la campanella?" Fino a quel momento ero stata cosi intenta a insegnare al suo gruppo come conversare, che avevo tralasciato l'insegnamento di uno degli aspetti piu' importanti della comunicazione: l'accesso al gruppo. Cosi' abbiamo interrotto la lezione che stavamo facendo, abbiamo spostato il tavolo intorno a cui lavoravamo e ci siamo inoltrate nella scoperta della danza sinergica di mente corpo, occhi e linguaggio che chiamiamo comunicazione.
Ho chiesto a Sophia e alle altre tre compagne di mostrarmi come si entra a far parte di un gruppo. Ho messo al centro della stanza due di loro, suggerendogli di parlare di un centro commerciale e , allontanato Sophia e Heidi, ho chiesto a queste ultime di mostrarmi come ci si approccia a un gruppo. Sophia si e' avvicinata al gruppo con il volto e lo sguardo rivolti completamente al soffitto, le mani e le dita estremamente rigide, le braccia dritte estese lungo il corpo e il busto tutto sporto in avanti. Osservando questa entrata particolare, ho chiesto al gruppo di mettersi in "pausa" e spiegato a Sophia che dovevamo creare una prima regola di ingresso nel gruppo: "petto in fuori, ma non fuori come un davanzale". Dopo una risata iniziale (le battute umoristiche funzionano sempre con questo gruppo!), abbiamo discusso sui messaggi che il nostro corpo e i nostri occhi inviano quando entriamo in un contesto comunicativo. Poi e' toccato a Heidi. Immediatamente si e' messa a parlare dei negozi preferiti prima ancora di allontanarsi dall'angolo in cui si trovava. Pur riuscendo a stabilire una presenza fisica, le sue parole interrompevano e dominavano la scena. Ancora una volta ho fermato il gruppo e affermato una seconda regola:" Si entra nel gruppo come un nessuno (non-presenza) e si diventa qualcuno (una di loro)". Abbiamo chiarito che , pur essendo importanti, le parole non devono schiacciare gli altri aspetti della comunicazione. Le parole devono fondersi in un insieme di movimenti e pensieri che costituiscono la comunicazione.
Un concetto-chiave per insegnare ai nostri studenti come diventare dei comunicatori piu' efficaci, e' insegnargli a destreggiarsi simultaneamente in piu' contesti: mente, corpo, occhi e linguaggio. E non solo i propri, ma guardando e interpretando allo stesso tempo quelli degli altri. Ogni atto comunicativo rappresenta una "funzione esecutiva sociale". Spiegata semplicemente, la Funzione Esecutiva (FE) indica l'abilita' al "multi-tasking" che, pero’, non si esaurisce nella semplice abilita’ organizzativa, con l’esecuzione di diverse attivita’, ma va al di la’ di ess, diventando parte fondamentale per lo svolgersi della comunicazione.
Nell'articolo del mese scorso, abbiamo discusso i Quattro passi della “Presa di prospettiva”. Questa volta considereremo un altro importante concetto, i Quattro Passi della Comunicazione.
I quattro passi della comunicazione rispondono a due esigenze: 1) aiutano gli studenti a imparare cosa e' importante considerare quando comunicano; 2) offrono a insegnanti e genitori dei modi concreti per insegnare un concetto astratto come la comunicazione.
I quattro passi della comunicazione sono brevemente esposti qui e , pur essendo suddivisi in 4 distinti punti, appartengono e formano un unico concetto sinergico e vanno considerati simultaneamente. E' vero che si succedono in una sequenza lineare, ma in maniera veloce (millesimi di secondo) e quasi inconsapevole.
PASSO 1: Pensa ai pensieri e alle percezioni degli altri oltre che ai tuoi.
Per partecipare realmente in un atto comunicativo dobbiamo saper vedere la prospettiva della persona con cui stiamo comunicando. Una comunicazione effettiva richiede che tutti i partecipanti pensino (per la maggior parte del tempo) allo stesso tema, al fine di mantenere connessi i pensieri di tutti (anche se non tutti sono d'accordo) durante lo scambio comunicativo.
PASSO 2: Stabilire la presenza fisica: entrare nel gruppo con il corpo sintonizzato sugli altri
Una comunicazione effettiva, tipicamente richiede che le persone siano a circa un metro di distanza (vicinanza fisica) , ma anche che la loro postura trasmetta una certa serenita' emozionale e la volonta' a partecipare. Molti dei nostri studenti hanno delle posture rigide e trasmettono, pur non intenzionalmente, un senso di disagio a quelli che stanno intorno. E' importante quindi che insegnamo non solo la vicinanza fisica, ma anche ad essere a proprio agio e rilassati quando comunichiamo con gli altri.
PASSO 3: Pensa “con” gli occhi.
Insegnare lo sguardo diretto (contatto visivo) da una prospettiva puramente fisica, puo' aiutare da una parte, ma ostacolare dall'altra i nostri studenti nelle situazioni sociali. Dobbiamo invece insegnargli a "pensare con gli occhi", ossia usare lo sguardo per osservare cosa fanno e cosa possono pensare gli altri (basandosi sulla direzione dello sguardo degli altri) durante un incontro sociale. Caso esemplare:generalmente non fissiamo staticamente la persona o il gruppo che stiamo per avvicinare. Inizialmente guardiamo verso il gruppo e piu' ci avviciniamo, piu' allarghiamo il campo visivo a una varieta' di cose circostanti; una volta che entriamo fisicamente nel gruppo, il nostro sguardo sale e si posa su quelli che stanno intorno a noi o che stanno parlando. Inoltre guardiamo gli occhi degli altri per calibrare la direzone e il flusso della conversazione e vedere a chi si rivolge la persona che parla. Le persone che usano un contatto visivo troppo rigidamente appaiono eccessivamente zelanti o addirittura squilibrate e creano disagio negli altri.
Quelli che lo usano troppo poco, vengono invece considerati evasivi o indifferenti. Questo spiega precisamente perche’ gli occhi si trovano al terzo gradino dei nostri quattro punti: altre cose devono succedere prima. Sorpresi?
PASSO 4: Usa le parole per relazionarti agli altri.
Il linguaggio e' il modo in cui condividiamo i pensieri con gli altri. Cosi' come nel punto 1 cerchiamo di tenere connessi i nostri pensieri comuni, mentre comunichiamo con gli altri, anche il linguaggio deve rimanere connesso all’argomento di cui si sta discutendo. Coloro che non rimangono nel tema, vengono considerati egocentrici, persi nel loro mondo, poco simpatici o comunque inefficaci nel loro modo di comunicare. Dobbiamo insegnare ai nostri studenti delle strategie comunicative su come porre domande, aggiungere opinioni, dimostrare interesse, ecc.. basandoci sulla conversazione che sta succedendo e a pensare a cosa le altre persone pensano.
Tradizionalmente genitori e insegnanti dedicano molto tempo all'insegnamento delle abilita' linguistiche sociali. Tuttavia e’ interessante osservare come, gia' applicando i primi 3 passi della comunicazione, si puo’ diventare dei comunicatori efficaci. Ma se usiamo solo il linguaggio (il punto 4) escludendo gli altri tre, non comunichiamo efficacemente.
Per riassumere in un concetto, diciamo che comunicare e' molto di piu' che parlare. Facciamo alzare i nostri studenti dal tavolo delle sedute terapeutiche e insegnamogli a comunicare con tutto il loro corpo.
Nella prossima colonna parleremo dei metodi per testare e insegnare il primo passso della comunicazione, ossia pensando a cosa gli altri pensano e sentono.
(Ulteriori informazioni sui Quattro Passi della Comunicazione (FSOC) si possono trovare nel libro di Michelle G. Winner, Thinking About You Thinking About Me, 2nd edition (Winner, 2007); ulteriori strategie per sviluppare questi concetti, si possono trovare nel libro Think Social! A Social Thinking Curriculum for School aged Students, 2nd printing (Winner, 2008).
Michelle Garcia WinnerLogopedista (CCC-SLP) di fama internazionale e’ considerata una terapista innovatrice nel trattamento di persone con difficolta’ dell’apprendimento sociale. E’ inoltre un’ autrice prolifica, un’ insegnante appassionata e una relatrice entusiasta. Nel suo studio-clinica privato a San Jose, (California), Michelle e il suo team di logopediste offrono consulenza e terapie individuali e di gruppo, a servizio delle famiglie e delle scuole.